
By Roberto Diodato
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De la «limpieza de sangre» espagnole au nazisme: continuités et ruptures, in «Esprit», mars-avril 1993, n. 190, pp. 5-35. 14 M. Simon, Verus Israel. Étude sur les relations entre Chrétiens et Juifs dans l’Empire romain (135-425), De Boccard, Paris 19642, Post-scriptum, p. 491. 15 Cfr. G. Nissim, G. Eschenazi, Ebrei invisibili. I sopravvissuti dell’Europa orientale dal comunismo ad oggi, Mondadori, Milano 1995; per una rapida sintesi: G. Nissim, Il grande equivoco del comunismo nel mondo ebraico dopo Auschwitz, in P.
Schäfer, Giudeofobia. L’antisemitismo nel mondo antico, Carocci, Roma 1999. 18 Tacito, Historiae V, 5. 19 Per un confronto tra antiebraismo e antigiudaismo cfr. C. Bori, Immagini e stereotipi del popolo ebraico nel mondo antico: asino d’oro, vitello d’oro, in M. M. Fubini (a cura di), Ebraismo e antiebraismo: immagini e pregiudizio, Giuntina, Firenze 1989, pp. 149-160. 20 Cfr. J. , p. 241. , p. 15. 22 Cfr. M. Pesce, Antigiudaismo nel Nuovo Testamento e nella sua utilizzazione. Riflessioni metodologiche, in «Annali di storia dell’esegesi», 14/1 (1997), pp.
69-75), appare evidente che questa visione, legando gli ebrei a una concezione della divinità violenta e vendicativa, sia ricca di ricadute antigiudaiche volte a trasferire sul popolo stesso, ritenuto incapace di perdono e legato alla legge del taglione, le caratteristiche proprie di quella concezione di Dio. Né si può sottovalutare la forza e la durata di simili precomprensioni. Ancora nel 1920 l’eminente teologo protestante Adolf von Harnack sosteneva che se nel II secolo sarebbe stato un errore da parte della grande Chiesa rifiutare l’Antico Testamento e se fu un destino conservarlo nel XVI secolo, la scelta di mantenerlo nel XIX secolo all’interno del protestantesimo come parte delle Scritture allo stesso modo del Nuovo Testamento va giudicata «conseguenza di una paralisi religiosa ed ecclesiale»2.